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Un’avventura lunga 20 anni

12 domande al fondatore della New Athletic sulla sua visione e sull’impatto nella comunità locale

20 anni fa, Fulvio Papalia ha immaginato un progetto di palestra diversa da tutte le altre e l’ha chiamata New Athletic, gli abbiamo fatto 12 domande per esplorare la storia, la filosofia e le idee che muovono questo posto. Da una visione personale trasformata in un’opportunità di cambiamento sociale, questa è la storia di come una passione per il Viet Vo Dao ha ispirato la creazione di un luogo dove corpo, mente e spirito si incontrano per formare una comunità unica nel suo genere.

Iniziamo con i ricordi: come nasce la New Athletic? Cosa ti ha spinto a mollare tutto e lanciarti in questa avventura?

Ci sono momenti nella vita in cui le persone decidono di cambiare lavoro, specialmente se, come me, sono manager o operano nel campo commerciale.

La differenza è stata che al momento di cambiare lavoro mi sono chiesto “ma è veramente questa la vita che voglio fare? Ho quindi colto l’occasione per dare una sterzata e cambiare decisamente strada. Trasformando la passione della mia vita, il Viet Vo Dao, in un lavoro.

Guardando indietro, come è evoluta la filosofia e la mission della palestra nel corso degli anni?

Direi che la filosofia del nostro esistere come palestra non è cambiata. Piuttosto negli anni siamo maturati e quindi siamo riusciti a far emergere in modo sempre più forte e coerente i nostri valori e la nostra visione.  

Un esempio è sicuramente il nostro approccio olistico: come ci insegnano le discipline orientali, corpo e mente sono due soggetti che dialogano, il corpo non è una macchina guidata dalla mente, ma esiste una intelligenza motoria. Imparare questo ci permette di acquisire una nuova soggettività e modificare anche la nostra visione di ciò che ci circonda.

Un’altra cosa a cui teniamo molto è l’idea di una New Athletic che non sia solo  “palestra” ma punto di incontro all’interno del nostro quartiere, l’Arcella, dove le persone imparano ad amare l’attività fisica e a condividere tra loro questa passione socializzando. Un luogo dove si possa esprimere anche cultura, condivisione con le altre associazioni del quartiere.  

Alla New Athletic si praticano diverse discipline, come sono state selezionate? Qual è il comune denominatore?

Non ci piacciono le mode, non ci l’idea di fitness in cui bisogna fingere di non sudare, di non mettersi in gioco, il sorriso per forza. Il comune denominatore sono le discipline che ad esempio completano l’aspetto marziale dei nostri corsi (come ad esempio il Brazilian Jiujitsu completa con la lotta corpo a corpo le tecniche del Viet Vo Dao, del Karate e della Kick boxing) oppure declinano in modo alternativo e innovativo la corporeità (come ad esempio la Pole Dance e il Calisthenics).

Parliamo del Viet Vo Dao. Che ruolo ha avuto nella tua scelta di aprire la palestra? Com’è stato veder crescere e mutare la comunità di praticanti nel in tutti questi anni?

Senza il Viet Vo Dao non sarei qui. In un momento particolare della mia vita ho deciso di scrollarmi di dosso tutte le sovrastrutture commerciali di questa società e di guardarmi dentro cercando di capire quale fosse l’essenza che guidava la mia vita. E vi ho trovato la mia passione mai interrotta da 45 anni. Il Viet Vo Dao. Non è solo un’Arte Marziale, è una filosofia di vita che tuttora mi accompagna nel mio modo di essere e di agire.  

Qual è il ruolo della New Athletic nel quartiere e perché è così importante sostenere lo sport di base nelle comunità? 

Sport è salute, è aggregazione è scambio. Specialmente per bambini e i giovani, ma non solo. Il nostro ruolo è supportarli nella loro crescita sia fisica che relazionale. Specialmente i giovani e i bambini che provengono da famiglie in difficoltà, sia per motivi economici che sociali.

Cosa rende unico il vostro approccio all’insegnamento delle arti marziali e dello sport in generale, rispetto ad altre palestre?

Normalmente chi insegna un’arte marziale ha la sua palestra o i suoi corsi all’interno di palestre pubbliche. È quindi chiuso nel suo mondo e separato dagli altri. Al nostro interno abbiamo varie Arti Marziali, ma abbiamo sempre cercato di essere aperti, fare gruppo al nostro interno al di là che fossimo maestri/praticanti di Viet Vo Dao, Karate, Kick, Capoeira, Tae Kwon Do. Partendo da un principio base che accomuna tutte le arti marziali: “essere forte per essere utile” e dal fatto che tutte le Arti Marziali si fondano su principi filosofici comuni.

L’Arcella Sport Fest è il più recente prodotto della collaborazione tra realtà sportive diverse nello stesso quartiere, com’è nato e cosa rappresenta?

Arcella Sport Festival nasce innanzitutto dalla voglia di fare rete con altre associazioni/società sportive del quartiere con cui condividiamo lo stesso spirito. C’è una spinta molto forte ad uscire dai nostri campi di allenamento, dalle nostre palestre, di ritrovarci “fuori” e diffondere insieme le attività che amiamo. È un modo per conoscerci meglio, per conoscere gli abitanti del nostro quartiere e sentirci parte di qualcosa di più grande. È un’occasione per riflettere sul mondo dello sport invitando ospiti che ci raccontino storie e visioni diverse sul come lavorare per uno sport che sia sempre più inclusivo e possa diventare davvero uno strumento per abbattere tutte le barriere.

Nel corso degli anni, avete avuto opportunità di collaborare con altre organizzazioni che operano nel sociale, anche apparentemente lontane dal mondo sportivo, come sono nate queste collaborazioni e perché sono così importanti?

Le affinità si attraggono, e poi non nascondo che ho avuto la grande fortuna di avere il supporto dei miei figli: giovani generazioni impegnate nel sociale in quartiere, che hanno fatto rete con altri giovani impegnati in altre associazioni. Il resto è venuto da solo. Sicuramente -al di là dell’entusiasmo- fare rete è faticoso. Ognuno tende a rientrare nel suo piccolo, ed è comprensibilmente difficile lavorare insieme al di là degli impegni quotidiani che comunque rimangono, ma la fatica è grandemente premiata. Io credo moltissimo nella contaminazione e collaborare con associazioni che fanno altro ci arricchisce tutti e ci permette di essere più visibili. Ci sono associazioni che ad esempio operano nel sociale fanno cose fantastiche ma sono poco visibili. Fare rete significa intrecciare tanti fili sottilissimi che assieme formano una corda solida.

Come avete affrontato le sfide degli ultimi anni, soprattutto durante periodi come la pandemia, e quali strategie avete adottato per mantenere viva la vostra comunità sportiva?

Prima di tutto non ci siamo arresi. Abbiamo cercato in tutti i modi di mantenere attiva la nostra rete relazionale. Siamo rimasti in contatto con i nostri associati e con i nostri istruttori. Come tanti ci siamo strutturati con i corsi online e con i corsi all’aperto. Insomma, abbiamo utilizzato ogni spiraglio per dire “ci siamo”.  È stato un periodo durissimo, ma come un seme sottoterra di inverno ci siamo preparati per sbocciare a primavera e ce l’abbiamo fatta. Penso che la sfida sia non opporsi al cambiamento ma navigarci dentro. Come un albero di bambù. La filosofia vietnamita su questo insegna molto.

20 anni palestra new athletic arcella

Come abbiamo anticipato, oltre ad essere il fondatore della New Athletic, sei anche Maestro di Viet Vo Dao, come hai conciliato questi due ruoli e come sei riuscito a trovare un equilibrio?

Inizialmente non è stato per niente facile conciliare questi due ruoli. Insegnare nel Viet Vo Dao richiede una forma fisica che va coltivata, lo studio continuo di nuovi Quyen (Kata in giapponese) sia a mani nude che con le armi; dall’altra parte gestire una qualsiasi attività richiede tempo e presenza e le scadenze sono improcrastinabili. Diciamo che è un equilibrio dinamico che si è sviluppato negli anni.

La New Athletic è un luogo che è fatto di persone, alcune lo attraversano brevemente, alcune rimangono per lunghi periodi. Tu ci sei sempre stato, hai potuto vedere lo scorrere del tempo e il significato che la palestra ha avuto nelle vite di tante persone. Che effetto ti fa? Com’è stato incrociare così tante vite?

La New Athletic è indubbiamente un luogo che va al di là delle semplici pareti di una palestra. È un crocevia di storie umane, di incontri e di esperienze che si intrecciano nel corso del tempo. Ogni persona che passa da qui porta con sé un pezzo di sé stessa, e questo rende il mio ruolo estremamente gratificante e significativo.

Incrociare così tante vite nel corso degli anni è stato un viaggio emozionante, a volte complicato e sempre commovente. Ho avuto il privilegio di assistere alla crescita personale di molte persone: alcune sono state qui solo per un breve periodo, altre sono diventate parte integrante della nostra comunità nel lungo termine. Questa varietà di connessioni umane è ciò che rende la New Athletic così speciale per me.

Vedere le persone trovare fiducia in se stesse, superare sfide personali e, in molti casi, trasformare radicalmente la propria vita grazie allo sport e alla condivisione è una sensazione indescrivibile. Ogni incontro è un’opportunità per imparare qualcosa di nuovo, per crescere insieme e per scoprire il potenziale umano sotto molteplici forme.

In sintesi, incrociare così tante vite è un costante promemoria del valore della nostra missione qui. La New Athletic non è solo un centro fitness; è un luogo di connessioni umane e di crescita personale che continua a ispirarmi ogni giorno.

Domandone finale. Negli ultimi anni il tessuto dei quartieri è cambiato in maniera sempre più vorticosa, nascono sempre nuove palestre e centri fitness e spuntano sempre più “low cost”. C’è ancora posto per le palestre locali? Qual è il ruolo della New Athletic nel futuro del quartiere?

Per le palestre locali c’è e ci sarà sempre posto. Sono realtà che nascono dall’amore di chi le fonda e se riescono a stare al passo con i tempi, a essere collegate con la realtà esterna, a declinare in forme nuove il loro modo di essere palestra, mantengono la loro ragione di esistere. Noi abbiamo intrapreso una strada, quella della socialità e della consapevolezza del nostro ruolo nel quartiere. Avendo al nostro interno tante attività abbiamo la fortuna di far incontrare persone diverse tra loro per età, genere, condizione sociale ma che hanno sempre almeno due fattori in comune: il piacere di stare insieme e la voglia di stare bene con il proprio corpo e con il proprio spirito. Penso quindi che anche in un quartiere che cambia il nostro ruolo di fare comunità attraverso lo sport e l’allenamento psicofisico rimarrà, pur in evoluzione continua, perché per le persone è una necessità importante.